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La Sicilia ai siciliani

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view post Posted on 6/1/2014, 17:28




La Sicilia ai siciliani?



Presentazione


Nel pieno della II guerra mondiale, con l’armistizio di Cassibile del 3 settembre
1943, di fatto il Regno d’Italia aveva rinunciato alla guerra contro gli anglo-americani ma allo stesso tempo aveva dichiarato il proprio disinteresse per la Sicilia, abbandonandola al suo destino nelle mani delle truppe alleate. In quegli anni nell’isola nacquero diversi movimenti separatisti, che miravano a ottenere l’indipendenza della Sicilia dall’Italia, a volte con l’idea di annetterla agli
Stati Uniti. Il principale gruppo separatista fu il Movimento Indipendentista Siciliano (MIS), presieduto da Andrea Finocchiaro Aprile. Nel 1944, sotto la spinta della sua ala oltranzista, il MIS tentò l'insurrezione separatista con la formazione dell’Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia (EVIS), la cui attività di guerriglia e resistenza fu talmente veemente che per contrastarla il governo italiano inviò in Sicilia l’esercito. Al MIS furono molto vicini alcuni noti mafiosi dell’epoca, primi tra tutti Calogero Vizzini e Vanni Sacco, che videro nel movimento indipendentista un modo per esercitare un maggiore potere all’interno del contesto isolano. Il MIS perse ogni rappresentatività politica nel 1948, con la definitiva affermazione dei nuovi grandi partiti del dopoguer- ra (DC e PCI), e solo nel 2004 ha ripreso apertamente la sua azione politica.

Invito alla lettura



Leggete insieme le dichiarazioni seguenti, che sono tratte dai dibattiti dell’Assemblea Costituente Italiana, incaricata, al termine della II guerra mondiale, di redigere la nuova Costituzione Italiana. In particolare riportiamo stralci di alcune dichiarazioni del 18-20 luglio 1946. Oltre ad Andrea Finocchiaro Aprile, presidente del MIS, a parlare sono Alcide De Gasperi (fondatore della Democrazia Cristiana) e Salvatore Aldisio (democristiano favorevole all’unitarietà). Le dichiara- zioni per intero si trovano nel sito

www.cittadinanze.it

FINOCCHIARO APRILE:


Il Governo non ha neppure detto una parola nei riguardi della Sicilia. Eppure sembrava che sulla Sicilia si fosse in questi ultimi tempi richiamata molto, non soltanto l’attenzione italiana, ma anche quella internazionale. Sin dal primo momento, signori Deputati, sin dal tempo dell’occupazione alleata, noi dichiarammo nettamente che il nostro proposito era quello che si addivenisse in Italia ad una Confederazione di liberi Stati. Anche allora dichiarammo che il solo mezzo per superare il conflitto sempre più aspro tra la Sicilia e l’Italia...

UNA VOCE:


Siamo unitari, siamo tutti italiani!

FINOCCHIARO APRILE:


Noi siamo nell’Assemblea Costituente, siamo qui per dare vita ad una nuova struttura statale. Come fate voi a negare così semplicemente di prendere in esame, con le altre forme, anche quella confederativa? Ma questo è incon- cepibile. Noi siamo qui appunto per decidere quale costituzione dovrà avere lo Stato, se dovrà essere unitario, federale o confederale. Noi vogliamo che la Sicilia sia nella Confederazione di Stati italiani così come il Piemonte, come la Lombar- dia, come l’Emilia, e via dicendo, perché fino ad oggi, dopo 86 anni, la Sicilia non è stata mai nelle stesse condizioni delle altre regioni italiane; è stata sempre sfruttata, vilipesa, offesa e trattata come una colonia!Se il Governo ci desse un’autonomia vera, reale, una autonomia finanziaria, economica, tributaria, doganale, poi la sottoscriveremmo fin da ora. Ma voi non ci date niente! Voi ci fate una grandissima beffa! E se la Sicilia diventerà uno Stato libero confederato all’Italia, non ne risulterà una unione più salda di quella presente? Non saranno tutti gli italiani, pur divisi nella tutela dei loro particolari diritti, tutti uniti nell’interesse e per la gloria del nostro Paese?

DE GASPERI:


Mi riservo di rispondere o di prendere in considerazione gli argomenti, per quanto lo meritano, esposti dall’onorevole Finocchiaro Aprile circa la sua tesi indipendentistica, autonomista, ecc., e le critiche al mio ed ai Governi passati. Aggiungo però - a parte le dichiarazioni che a tale riguardo mi riservo di fare - aggiungo la mia viva deplorazio- ne, il mio accoramento, nel sentire un oratore italiano qui, nella Costituente italiana, reclamare il diritto, e di difenderlo, del
ricorso agli alleati e agli occupanti contro il proprio Governo nazionale. (Vivissimi applausi - Grida di: Viva l’Italia!).

ALDISIO:


Ora, per chi non lo sapesse, io devo fieramente affermare qui che, durante i diciotto mesi di Alto Commissariato, vissuti in un ambiente reso estremamente difficile dalla azione sobillatrice dei dirigenti del movimento separatista, io tenni a garantire costantemente e gelosamente gli interessi dell’Isola, ma tenni a difendere al tempo stesso l’italianità della Sicilia e l’unità della Patria, alla quale i siciliani, nella loro totalità, si sentono indissolubilmente legati.

FINOCCHIARO APRILE:


Noi dichiarammo sempre che l’indipendenza il popolo siciliano dovrà sapersela conquistare da sé e la conquisterà.

In scena


Immaginate che il popolo siciliano sia chiamato oggi a un referendum in cui debba scegliere se continuare a far parte dello Stato italiano oppure dichiararsi indipendente. Prima del referendum, una nota trasmissione televisiva ha invitato a discutere diversi esponenti di spicco del panorama politico, sociale e culturale siciliano e italiano. Durante la prima fase del gioco si formano sette gruppi composti da un minimo di 2 e un massimo di 4 giocatori ciascuno. Nel caso che non ci fossero abbastanza giocatori per ogni gruppo, è possibile eliminare i gruppi numero 5 e 6. Tutti i giocatori sono invitati a inserirsi in un gruppo, tranne il moderatore del gioco, che ha un ruolo ben preciso (vedi sotto). Durante la prima fase, ai gruppi è concesso di discutere insieme la strategia migliore per difendere la loro tesi e interpreta- re il ruolo che viene loro assegnato. Se vogliono, i gruppi possono anche trarre spunti e idee dai riferimenti bibliografici e dai link suggeriti al termine di questa scheda. Se il gioco viene effettuato in un’unica giornata, la prima fase dura al massimo un’ora. Se invece il gioco viene effettuato in due momenti diversi, la prima fase può durare quanto si vuole, fino all’inizio della seconda. Ricordate che l’obiettivo del gioco non è vincere, ma riflettere divertendosi!


Il Moderatore


Durante la seconda fase, il moderatore del gioco assumerà il ruolo del conduttore televisivo (o radiofonico, se preferite ambientare il dibattito all’epoca di Finocchiaro Aprile), a cui toccherà il compito di non far esacerbare i toni della discus- sione e di giungere entro il tempo massimo di 1 ora a una riflessione conclusiva sul dibattito. Il moderatore curerà anche che a ogni gruppo sia dato il tempo per esprimere le sue opinioni, nel pieno rispetto dei diversi punti di vista. Il ruolo del moderatore non è facile, e serve una certa cautela per esercitarlo. Se non avete mai fatto i moderatori, tenete presenti i seguenti punti:

- Un moderatore è il conduttore del gioco. Sta a lui stabilire i tempi della discussione, cioè quanto a lungo può parlare
ogni gruppo. È importante che a tutti i gruppi sia dato spazio per discutere: se l'attività dura 1 ora e un gruppo sta parlan-
do già da 20 minuti, gli altri gruppi non avranno spazio per parlare! In questo caso, fermate voi il gruppo che sta parlan-
do e date la parola a un altro.

- Un moderatore non esprime mai un giudizio. Anche se siete d'accordo con un gruppo e non con un altro, evitate di dichiararlo. La cosa più importante è che voi siate imparziali, altrimenti i gruppi non si sentiranno mai cautelati. Anche alla fine del gioco il moderatore non si schiera con nessuno, e lascia che siano gli altri a decidere qual è stata la tesi più convincente.

- Un moderatore è il facilitatore dei processi. A voi spetta il compito di far dialogare i gruppi in maniera pacata, di gestire le situazioni di tensione e di evitare che la gente litighi senza motivo. Cercate di essere pazienti e comprensivi, ma anche fermi quando si tratta di arrivare alle conclusioni. I gruppi devono sapere che voi avete il potere di interromperli e di indirizzare il gioco.

- Al moderatore tocca il discorso introduttivo, che parte sempre da una domanda (in questo caso: “Qual è il futuro migliore per la Sicilia? Restare attaccata all’Italia o proclamare la sua indipendenza?”), e il discorso conclusivo, che tira le fila di tutto quanto è stato detto sino a quel momento.

Bibliografia, filmografia e link
Dal Lago, Non-persone. L’esclusione dei migranti in una società globale, Feltrinelli, Milano, 1999 Dal Lago illustra ampliamente, attraverso lo studio dei mass media, i processi che hanno portato alla definizione dell’«emergenza immigrazione»; i migranti sono divenuti dagli anni ’90 per l’opinione pubblica italiana le cause della crisi sociale e delle paure collettive: il migrante viene percepito come un criminale latente.

L. Sciascia, “Il lungo viaggio”, in Il mare colore del vino, Torino, 1973
Racconto incentrato su una vicenda che per noi, abituati alle immagini televisive degli sbarchi sulle coste siciliane, non dovrebbe essere strana, anche se non per questo meno drammatica. Si narra dello strano viaggio di un gruppo di siciliani
pieni di speranza e di traghettatori senza scrupoli che utilizzano le speranze di questi disperati in cerca di fortuna

G. A. Stella, L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi, Rizzoli, Milano, 2003 Nella ricostruzione di Gian Antonio Stella, ricca di fatti, personaggi, aneddoti, documenti, storie ignote o sconvolgenti, compare l’altra faccia della grande emigrazione italiana. Quella che meglio dovremmo conoscere proprio per capire, rispettare e amare ancora di più i nostri nonni, padri, madri e sorelle che partirono. Quella che abbiamo rimosso per ricor- dare solo gli “zii d’America” arricchiti e vincenti. Una scelta fatta per raccontare a noi stessi, in questi anni di confronto con le “orde” di immigrati in Italia che quando eravamo noi gli immigrati degli altri, eravamo “diversi”.

Gruppo 1: I separatisti. A questo gruppo è affidato il compito di sostenere le motivazioni del separatismo, per cui la Sicilia farebbe bene a distaccarsi dal resto d’Italia. Le argomentazioni principali disponibili potrebbero essere le seguenti: la Sicilia è sempre stata vessata e maltrattata e merita più rispetto (questa per esempio è la tesi che sostenne Finocchiaro Aprile); la gente del Nord non può capire il punto di vista di quella del Sud; il separatismo non significa non riconoscere o non voler trattare gli altri; il separatismo è anche utile e giustificabile dal punto di vista economico, perché ogni realtà locale può curare i propri interessi dover pensare ad altri completamente diversi; ecc.

Gruppo 2: Gli unionisti. Sostengono che il separatismo non ha senso, per vari motivi (dal richiamarsi a una Patria unica per tutti gli italiani, al pensare che le motivazioni economiche non siano sufficienti per chiedere la separazione, ecc.). Naturalmente non vanno d’accordo con i separatisti, ma concordano con loro nel difendere le scelte locali rispetto alle critiche dei modelli non italiani (gruppo 6).

Gruppo 3: I religiosi. Sono esponenti della Chiesa cattolica ma anche di altre religioni, che possono liberamente decidere a quale gruppo affiliarsi. Sono comunque assolutamente contrari a ogni tipo di violenza, e quindi alle proposte dei rivoluzionari (gruppo 5).

Gruppo 4: Gli stranieri. Sono un gruppo di stranieri di varia origine e residenti in Sicilia. Alcuni sono extracomunitari immigrati per lavoro, altri invece sono venuti da altri paesi (anche europei) per motivi di studio, di lavoro o anche di semplice visita. Possono decidere liberamente la loro posizione, ma non è detto che tutti all’interno del loro gruppo la pensino allo stesso modo, il che potrebbe scatenare contrasti interni.

Gruppo 5: I rivoluzionari. Ritengono che né il separatismo (inteso come confederazione di regioni) né l’unionismo siano una buona soluzione; l’unica soluzione reale è il sovvertimento dell’ordine politico per instaurare una vera democrazia in cui tutti i cittadini del mondo siano uguali e non ci siano frontiere. Per loro la rivoluzione può anche essere perseguita attraverso la lotta armata, il che li porta a dissentire dai religiosi (gruppo 3).

Gruppo 6: I modelli non italiani. Sono politici o personaggi famosi provenienti da altri stati del mondo (per es. il Belgio, il Canada o qualsiasi altro in cui si siano fatte esperienze federaliste o separatiste) che raccontano il loro punto di vista sulla situazione sicilia- na, provando ad adottare uno sguardo esterno. Tendono a essere molto critici nei confronti dei politici italiani, siano essi separatisti

(gruppo 1) o unionisti (gruppo 2): i primi non applicano bene il modello che invece nei loro paesi (Belgio, Canada, ecc.) funziona benissimo; i secondi hanno una visione troppo ristretta e antiquata.

Gruppo 7: Il pubblico della trasmissione. È gente comune che prende la parola raramente, in genere per fare qualche domanda o osservazione agli altri gruppi. Spesso è piuttosto confusa, ma alla fine sa che il suo punto di vista è il più importante, e perciò vende a caro prezzo il suo voto: per esempio, potrebbe chiedere delle promesse particolari ai politici, in cambio del suo supporto. Il gioco si svolge attraverso una libera discussione, moderata dal conduttore televisivo, che parte dalla domanda: “Qual è il futuro migliore per la Sicilia? Restare attaccata all’Italia o proclamare la sua indipendenza?” e che punta ad arrivare a una conclusione condivisa se non da tutti almeno dalla maggioranza. Alla fine del gioco, sarà il pubblico della trasmissione (gruppo 7), interpellato dal moderatore, a dichiarare quale tesi lo ha maggiormente convinto, decretando così il destino della Sicilia e la fine del gioco.
 
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